Come vengono calcolati i tempi per i sentieri della Resistenza

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Per i sentieri percorribili a piedi su MEMO indichiamo tempi di percorrenza calcolati sulla base del tracciato, anziché tempi riportati da chi quel dato sentiero lo ha progettato o percorso. Questo avviene per un insieme di motivi.

Intanto perché non è chiaro se tali informazioni ricadano sotto il diritto d’autore e, di conseguenza, in assenza di un permesso esplicito preferiamo non riportare tempi rilevati da altri.

C’è inoltre la questione dell’uniformità delle misurazioni: persone diverse possono ottenere tempi molto diversi sul medesimo sentiero, rendendo difficile il confronto tra percorsi differenti. Non solo: la stessa persona può fare in tempi diversi lo stesso percorso, per le diverse condizioni del suolo al variare delle stagioni o per la diversa determinazione individuale, per la diversa compagnia e per molti altri motivi. Questa comparabilità sarebbe invece utile per permettere ad ogni escursionista di calibrare i tempi in base al proprio passo — più veloce o più “rilassato”.

Sospettiamo poi che alcuni tempi riportati in guide e siti web non derivino da misurazioni effettive, ma dall’applicazione della formula di Naismith (un’ora ogni 3 km, più un’ora ogni 600 m di dislivello), molto diffusa ma spesso approssimativa. Di formule per stimare i tempi delle escursioni ne esistono molte. Il metodo del DAV (Deutscher Alpenverein, Germania) è una variante della regola di Naismith che considera anche la discesa, mentre quello del SAC (Swiss Alpine Club, Svizzera) integra il tipo di terreno. In linea con queste si colloca anche la regola utilizzata dal NPS (National Park Service, USA).

Queste formule hanno il grande vantaggio di essere semplici da ricordare e da calcolare, utili quindi anche per valutazioni rapide. Pensate ad esempio a chi deve operare in condizioni di urgenza, come per un soccorso, un incendio o per affrontare le mutate condizioni meteo. D’altra parte appunto per la loro semplicità sono poco accurate per sentieri meno comuni, ad esempio con pendenze estreme o molto variabili.

Tra i primi tentativi con un approccio scientifico si trova la funzione proposta dal geografo Waldo Tobler, ma nel tempo molti altri hanno cercato di costruire formule sempre più accurate.

Abbiamo quindi modellizzato una dozzina di formule che, a partire da un sentiero rappresentato in formato GPX, ci permettono di stimarne il tempo di percorrenza. Per valutarne l’accuratezza impieghiamo i dati in nostro possesso, ricavati da siti, libri e indicazioni del CAI.

Così facendo la formula che ottiene i risultati migliori è quella di Campbell, Dennison e Thompson (2022), adottando parametri calibrati su un passo leggermente più rilassato rispetto a quello dell’escursionista medio, ovvero al sessantesimo percentile.

Va detto che la formula di Naismith, curiosamente, ottiene risultati quasi altrettanto buoni rispetto a quella di Campbell: ciò può essere dovuto al fatto che di norma i sentieri vengono descritti solo per l'andata, che generalmente tende ad essere in salita e questa formula è debole appunto per i tratti in discesa, che tratta come se fossero in piano ai fini del calcolo dei tempi. Ma il buon risultato di questa formula ci sembra soprattutto che dia forte consistenza al sospetto menzionato in precedenza.

A ulteriore sostegno di questa ipotesi segnaliamo che è comune per gli organismi preposti alla definizione e alla cura dei sentieri usare delle formule e non delle misurazioni empiriche. Le esigenze di standardizzazione sono importanti, infatti la formula del DAV è codificata nelle norme tedesche per la segnaletica dei sentieri (DIN 33466, l’equivalente tedesco dell’ISO). Anche il nostro CAI usa, per lo stesso motivo, una propria formula per determinare i tempi che troviamo sulle segnalazioni bianche e rosse.

In altre parole, i riferimenti con cui valutiamo l’efficacia delle varie formule potrebbero non essere tutti basati su misurazioni effettive e risultare, in un certo senso, “artefatti” e poco empirici. Gli ottimi risultati della formula di Campbell potrebbero dunque essere un abbaglio.

Abbiamo quindi deciso di usare per MEMO la formula di Wood, Mackaness, Simpson e Armstrong (2023) che, pur offrendo prestazioni statisticamente simili a quella di Campbell e a quella del CAI, si basa su un campione di dati di quasi 90.000 Km di escursioni. È quindi fortemente ancorata ad esperienze reali e, riteniamo, maggiormente adeguata alla grande variabilità dei percorsi della Memoria e della Resistenza.

Oltretutto questo approccio ci permette di offrire facilmente dati di percorrenza anche a chi vuole informazioni sul sentiero in fase di ritorno o a chi vuole percorrere un anello seguendo la direzione opposta a quella indicata.

In conclusione va detto che tutto ciò — insieme alla consapevolezza che nessuna formula può essere universale — indica chiaramente che le nostre stime, per quanto generalmente affidabili, non sono infallibili.
Verificate sempre i tempi e le altre caratteristiche di un percorso presso il CAI locale o altre organizzazioni competenti.